Che 2024 dobbiamo aspettarci? É la domanda che ogni imprenditore deve porsi per poter gestire al meglio la propria attività, e credo che la logica più costruttiva sia quella di fare valutazioni sui rischi e le opportunità da affrontare con l'esame degli scenari che si hanno di fronte.
Innanzi tutto l'atteggiamento deve essere improntato tralasciando l'incertezza che determina un rischio di paralisi e concentrarsi sui fattori di difficoltà che possono essere gestiti e trasformati in successo.
Il 2024 sarà un anno di grandi eventi internazionali (basti pensare alle elezione negli USA), ma credo anche di continui conflitti ed invasioni e sappiamo bene quanto questi fattori creino problematiche indipendenti dalle volontà imprenditoriali e incidano pesantemente nei numeri di una attività.
Ma ci sono molti altri elementi che dovranno essere monitorati e valutati e tra questi vorrei evidenziare il costo delle materie prime, l'energia, l'inflazione e la crescita.
Partendo dalle materie prime, voglio riportare i dati della Commissione Europea che evidenziano che il 35% delle cosiddette "terre rare"(materiali indispensabili per produrre batterie per vetture elettriche e turbine eoliche) è in Cina, la quale ne detiene il 65% dell'estrazione e l'85% della raffineria, mentre continua a consumare enormi quantità di carbone e contemporaneamente consolida il suo primato di produzione di vetture elettriche, di impianti fotovoltaici ed eolici.
Inoltre molti altri paesi ci vendono gas e petrolio reinvestendo a loro volta in fonti rinnovabili: tutto ciò rischia di farci dipendere e ci suggerisce di investire in transizione ecologica e digitale per consentirci l'allontanamento da questa dipendenza e dare vita ad una energia che ci permetta di renderci sempre più autonomi e funzionali.
L'altro fattore critico è rappresentato dall'inflazione che, con l'aumento dei tassi da Marzo 2022 sia della Federal Reserve Board sia della BCE, ha creato grandi problemi a famiglie ed imprese, erodendo gli stipendi e mettendo in seria difficoltà la spesa pubblica e i salari bassi, ma che l'economia occidentale ha affrontato e gestito con mercati aperti e concorrenza riuscendo ancora una volta a venir fuori da questa fase drammatica.
Ora l'inflazione sembra sotto controllo, negli Stati Uniti è addirittura dimezzata e anche in Europa i segnali sono confortanti e questo non può che essere un chiaro stimolo alla crescita, ovvero all'altro elemento che volevo prendere in considerazione.
Oggi la BCE deve prestare molta attenzione a non impedirne il suo sviluppo cominciando ad abbassare gradualmente i tassi d'interesse prendendo esempio proprio dagli Stati Uniti che, grazie a massicci investimenti in economia, sono cresciuti nel terzo quadrimestre del 5,2%: certo il compito è difficile dovendo gestire un'armonia tra 27 paesi, ma non è certo con una politica restrittiva che si aiuta la ripresa e la relativa crescita.
Ma in questa situazione mondiale come si inserisce l'Italia con il nostro debito pubblico mostruoso che ci costa quasi 100 miliardi all'anno solo di interessi?
Il quadro generale non inviterebbe all'ottimismo considerando a quanto assistiamo su temi quali la concorrenza (vedi taxi e balneari ad esempio) o a come viene gestita la spesa pubblica che, ricordiamolo, genera 1.000 miliardi e che potrebbero essere spesi decisamente molto meglio e possiamo anche aggiungere la nostra difficoltà a restare in Ue con una condivisione di valori e strategie.
Segnali confortanti però ci sono e desidero sottolinearli per gestire appunto quelli che all'inizio ho definito rischi.
Le misure contenute nel DDL del Made in Italy volute dal ministro Adolfo Urso Urso e finanziate con 1 miliardo di euro, abbracciano molti temi cari all'imprenditoria che voglio elencare perché meritevoli di attenzione: la creazione del liceo del Made in Italy, il rafforzamento del sistema fieristico, l'approvvigionamento delle materie prime, l'imprenditoria femminile, il voucher per la proprietà industriale, la difesa dei marchi e il contrasto alla contraffazione, la promozione dell'imprenditoria, il consolidamento delle filiere.
Tutti aspetti sensibili di opportunità che denotano un'attenzione di questo governo verso il mondo dell'impresa che ha sempre sollecitato il ripristino di industria 4.0 a cui si devono grandi risultati e soddisfazioni e a cui dobbiamo aggiungere le misure messe in campo da SACE con INSIEME 2025 con 111 miliardi che saranno investiti entro il 2025 per investimenti sostenuti, progetti supportati e liquidità garantita che testimonia la volontà dello stato in questo momento cruciale per il futuro con l'affiancamento a 65.000 aziende nel periodo.
Aggiungiamo infine altre misure contenute nella legge di bilancio quali i contratti di sviluppo, il rifinanziamento della nuova Sabatini, il fondo di crescita sostenibile, tanto per citare i più importanti, e ci rendiamo conto che le opportunità da cogliere saranno davvero molte e interessanti.
Termino questo mio articolo con le notizie più incoraggianti e costruttive perché ritengo fondamentale che l'atteggiamento dell'imprenditore debba essere sempre improntato all'ottimismo, qualità che ne deve accompagnare il percorso per costruire successi proiettati nel futuro.
Alessandro Biffi
Honorary Chairman DRAZEFIN advisory
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