La pesante crisi economica attraversata dai paesi dell’Unione europea si sta venendo a delineare con il tonfo dell’euro, l’impennata dell’inflazione e un preoccupante incremento del costo di materie prime e beni di prima necessità, questi ultimi strettamente connessi con gli effetti delle sanzioni imposte alla Russia. Con la tempesta in atto pare problematico riuscire a salvaguardare i propri risparmi, anche se si può utilizzare qualche accortezza in alcuni settori.
Per quanto concerne i mutui, quelli a tasso fisso già accesi non dovrebbero subire significativi cambiamenti, dato che le condizioni sono state fissate al momento della sottoscrizione dell’accordo. L’eventuale ulteriore incremento dei tassi non comporterebbe variazioni, per cui sarebbe meglio non agire.
Diverso il discorso per i mutui a tasso variabile, dato che l’indice di riferimento, generalmente l’Euribor a tre mesi, è destinato a salire rapidamente nei prossimi mesi. In casi del genere la surroga per passare a un mutuo a tasso fisso potrebbe essere la giusta soluzione, anche se restano da valutare le originarie condizioni contrattuali e la presenza o l’entità di eventuali penali.
Per chi deve ancora accendere un mutuo l’ideale sembrerebbe il mutuo a tasso fisso, ma le condizioni rispetto a fine anno sono palesemente più onerose. Stando alle recenti rilevazioni di Bankitalia la media del costo dei mutui si è incrementata fino a superare la soglia del 2%. Fra mutui a tasso fisso e variabile resta preferibile una terza via, quella del tasso variabile con Cap, che può consentire nel breve periodo di accedere alla convenienza dei tassi variabili determinando tuttavia un limite massimo da non sforare.
Generalmente il mattone è uno dei territori prediletti dagli investitori in tempo di crisi. La rivalutazione dei prezzi degli immobili, tuttavia, potrebbe non essere in grado di coprire l’aumento dell’inflazione. Se ciò non avvenisse l’investimento si trasformerebbe in un’emorragia. Senza considerare il fatto che al momento, coi tassi dei mutui in generale aumento, un brusco arresto del mercato immobiliare, associato a un forte calo dei prezzi, non pare un’ipotesi azzardata. Se così fosse, il mattone non sarebbe proprio l’investimento giusto su cui fare affidamento per reggere l’onda d’urto dell’inflazione.
Le ripercussioni della crisi su azioni e titoli pubblici si sono già percepite nell’andamento del Btp decennale: dal momento in cui l’inflazione ha superato il livello di guardia del 2% nel luglio del 2021, infatti, esso è salito dallo 0,5 al 2% in soli sei mesi. Ma il peggio deve ancora arrivare, dato che la Bce ha già deciso che cesserà di effettuare l’acquisto di quote di debito pubblico degli Stati membri, i quali dovranno obbligatoriamente rialzare i tassi dei titoli pubblici per attrarre nuovi investitori.
Per chi ha puntato invece sulle azioni, il consiglio è quello di evitare reazioni istintive, cercando di diversificare il più possibile il proprio portafoglio e di non farsi trascinare dall’ondata di vendite speculative.
Ripararsi dalla crisi e dall’aumento dell’inflazione lasciando fermi i propri risparmi sul conto corrente potrebbe essere compromettente. Alcune banche propongono strumenti alternativi quali i conti deposito, che prevedono un capitale da vincolare per un determinato periodo di tempo: capitale sul quale si percepiranno poi degli interessi predeterminati.
L’acquisto di beni di rifugio, come l’oro, è tra i più gettonati in tempo di crisi: in genere questi tendono a salire quando i mercati sono colpiti da fasi di pesante incertezza. Anche il mercato di opere d’arte, oggetti d’epoca o beni di lusso può essere in alcuni casi una scelta in grado di preservare nel tempo il valore dell’oggetto su cui si intende investire.
Fonte: Il Giornale
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