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Decreto crescita e fisco immobiliare

Vediamo insieme le principali novità che verranno adottate a breve dopo il via libera del Parlamento

 

Il decreto crescita interviene su diversi punti del fisco immobiliare: dalla cedolare secca all’Imu, dagli affitti brevi alle case in comodato. Le principali novità riceveranno il via libera definitivo dal Parlamento nei prossimi giorni, vediamole ora insieme quali saranno i principali cambiamenti:

 

Conferma della cedolare secca

Non ci saranno sanzioni per chi si dimentica di confermare l’opzione per la cedolare secca sugli affitti al momento della proroga del contratto. Il decreto crescita nella rubrica dell’articolo 3-bis parla di «Soppressione dell’obbligo di comunicazione della proroga del regime della cedolare secca». In realtà, viene solo cancellata la norma che prevede le sanzioni (100 euro ridotti a 50 entro i primi 30 giorni): la mancata presentazione del modello Rli per confermare la cedolare non comporterà più la decadenza dal regime (già eliminata per legge dal 2016), né la multa. Si ritiene che l’eliminazione valga anche per il passato, in virtù del favor rei.

 

Il codice per gli affitti brevi

Viene stabilita la creazione di una banca dati pubblica delle strutture ricettive e degli immobili destinati all’attività di locazione breve. Ogni struttura o casa locata dovrà avere un codice identificativo e dovrà usarlo «in ogni comunicazione inerente all’offerta e alla promozione dei servizi all’utenza». Lo stesso codice dovrà essere usato anche dai gestori di portali internet e dagli agenti immobiliari. Per chi non si adegua, sanzioni da 500 a 5mila euro, maggiorate del doppio in caso di reiterazione.

 

Imposte e morosità degli affitti

Viene modificata anche la norma (articolo 26 del Tuir) secondo cui i redditi fondiari vengono tassati in base alla “maturazione” e non alla “effettiva percezione”. È la disposizione in virtù della quale i possessori di immobili locati pagano anche sul canone non incassato, finché non viene risolto il contratto. Per gli affitti abitativi, si può “smettere” di pagare le tasse solo da quando si conclude il procedimento giurisdizionale di convalida dello sfratto per morosità del conduttore. Il locatore, però, matura un credito d’imposta in relazione alle tasse pagate su canoni che il giudice accerta non essere stati incassati.

Per i contratti siglati dal 1° gennaio 2020, invece, il decreto crescita prevede la possibilità di non versare le imposte sui canoni la cui mancata percezione sia «comprovata dall’intimazione di sfratto per morosità o dall’ingiunzione di pagamento».

 

 

I dati sugli inquilini al Fisco

Sempre per gli affitti brevi, viene previsto che i dati comunicati dai locatori alla Polizia di Stato saranno forniti all’agenzia delle Entrate dal Ministero dell’Interno: il Fisco potrà usarli per controllare il pagamento delle imposte, in più li comunicherà ai Comuni i quali, a loro volta, potranno verificare il versamento dell’imposta di soggiorno.

Scatta poi la responsabilità in solido per la ritenuta fiscale sugli affitti brevi da parte dei soggetti residenti in Italia, che facciano parte di uno stesso gruppo e per il quale non sia stato nominato il rappresentante fiscale in Italia.

 

Dichiarazione Imu

Il termine per presentare la dichiarazione Imu slitta al 31 dicembre dell’anno successivo a quello cui si riferiscono i dati da comunicare (attualmente il termine è il 30 giugno). Viene poi eliminato l’obbligo di presentare la dichiarazione Imu per chi vuole (e può) beneficiare della riduzione del 50% Imu e Tasi sulle case date in comodato a figli o genitori.

 

Contratti a canone concordato

Il decreto crescita prevede anche l’eliminazione dell’obbligo della dichiarazione Imu per le case affittate a canone concordato. Resta invece l’obbligo di “bollinatura” (attestazione) per i contratti a canone concordato stipulati con il fai-da-te, senza l’assistenza delle associazioni di categoria.

 

Imu sui fabbricati delle imprese

L’Imu sugli immobili strumentali (come i capannoni) diventa deducibile dal reddito d’impresa (la Tasi lo è già) solo a partire dal 2023. Prima di allora, la percentuale di deduzione ammessa crescerà gradualmente: 50% per l’Imu versata quest’anno; 60% nel 2020 e 2021; 70% nel 2022.

 

Tasi sui «beni merce»

A partire dal 2022 è prevista l’esenzione dalla Tasi per i beni merce dei costruttori. Si tratta dei fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita, «finché permanga tale destinazione e non siano in ogni caso locati».

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