Torna al Blog

Draghi: i Paesi europei sono troppo piccoli da soli, devono capirlo anche gli isolazionisti

La globalizzazione, l’ingresso nel circuito economico mondiale di nuovi produttori, non sempre propensi a seguire le regole, e che alla fine ha indebolito i valori liberali, ha cambiato i paradigmi della politica economica e monetaria, ed il ruolo dei governi e delle banche centrali. L’ordine mondiale sta cambiando radicalmente, e occorrono risposte politiche nuove per affrontare la situazione. I governi dovranno essere più attenti alle politiche di riequilibrio, in particolare quelli europei per difendere i nostri valori comuni, e le banche centrali più concentrate sulla prevenzione dei rischi, scambiandosi in parte i compiti.


Ieri Mario Draghi, alla Nabe economic policy conference, è stato insignito del «Paul Volker Lifetime Achievement Award» intitolato all’ex governatore della Federal Reserve americana. Dall’ex presidente della Bce, ex presidente del Consiglio e oggi consulente della Commissione europea, è arrivata ieri una nuova drastica sferzata alla politica europea.


 

La sfida della globalizzazione

Di fronte alla globalizzazione non gestita, che ha fatto alla fine insorgere i nazionalismi, l’Europa «deve avviare politiche di bilancio chiare e credibili, che si concentrino sugli investimenti e preservino i valori sociali europei». La politica di bilancio «sarà chiamata a svolgere un ruolo più significativo, il che vuol dire, a quanto posso aspettarmi, deficit pubblici persistentemente più alti. La politica di bilancio sarà chiamata a incrementare gli investimenti pubblici ed i governi dovranno affrontare le diseguaglianze in materia di ricchezza e reddito», ed in un sistema in cui prevarranno gli shock di offerta, più che di domanda, «è probabile che la politica di bilancio si trovi a dover svolgere un maggior ruolo di stabilizzazione, che in precedenza avevamo attribuito principalmente alla politica monetaria». 

 

Le rivalità geopolitiche

Un cambiamento che deve tener conto delle «maggiori rivalità geopolitiche», che sono competenza degli stati nazionali. In questo contesto, osserva Draghi, serve «un cambiamento della strategia complessiva» con un «policy mix adeguato: un costo del capitale sufficientemente basso, una regolamentazione finanziaria che supporti la riallocazione del capitale e l’innovazione», «politiche della concorrenza che facilitino gli aiuti di stato dove giustificati».


 

Il debito comune europeo

In Europa, almeno, «deve esserci un percorso fiscale chiaro e credibile che si concentri sugli investimenti e al contempo, nel nostro caso, preservi i valori sociali europei. Questo darebbe alle banche centrali maggiore fiducia nel fatto che la spesa pubblica oggi, aumentando la capacità di offerta, porterà a un’inflazione più bassa domani. In Europa, dove le politiche fiscali sono decentralizzate, possiamo anche fare un ulteriore passo avanti finanziando una quota maggiore di investimenti in modo collettivo, a livello di Unione. L’emissione di debito comune per finanziare gli investimenti amplierebbe lo spazio fiscale collettivo a nostra disposizione, allentando così almeno in parte la pressione sui bilanci nazionali». I paesi europei sono troppo piccoli per resistere, altrimenti, alla globalizzazione. Devono ad esempio coordinare la politica di difesa, essendo l’Europa punto di riferimento per l’Ucraina, prima vittima della globalizzazione “politica”.

Il compito dei governi

«Se i governi delineassero in questo modo percorsi di bilancio credibili, alle banche centrali spetterebbe il compito di assicurarsi che la bussola per le loro decisioni sia rappresentata dalle aspettative di inflazione» distinguendo bene tra «gli shock temporanei al rialzo dei prezzi, come ad esempio l’aumento dei prezzi delle derivanti da maggiori investimenti, dai rischi di inflazione generalizzata». «Le transizioni che le nostre società stanno affrontando, dettate dalla scelta di proteggere il clima, dalle minacce di autocrati nostalgici o dalla nostra indifferenza alle conseguenze sociali della globalizzazione, sono profonde. E le differenze tra gli esiti possibili non sono mai state così nette» avverte Draghi. Sappiamo tutti cos’è l’Europa anche negli ideali «e i suoi cittadini vogliono preservarlo, essere incluse e valorizzate. Sta ai leader ascoltare, capire e agire insieme per progettare futuro comune».

 

(Fonte: Corriere Economia)

Contattaci per una pre-analisi gratuita e senza impegno

Valuteremo insieme le tue necessità e ti proporremo un piano d’azione per reperire i capitali di cui hai bisogno.

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi novità e consigli finanziari utili alla tua attività.