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Google presenta IA per il Made in Italy: «Così accompagniamo le piccole e medie imprese nell’intelligenza artificiale»

«Il momento è adesso, l’occasione è grandissima per tutti. Dopo sarà tardi».

Melissa Ferretti Peretti, Country manager e Vice President di Google in Italia, presenta così «IA per il Made in Italy», il nuovo progetto con cui Mountain View si propone di accompagnare le Pmi verso un’integrazione efficace dell’intelligenza artificiale nelle proprie filiere e attività.

 

Le Pmi scelgono con cura dove indirizzare tempo e investimenti. Perché in quest’area, perché ora?
«La velocità del progresso continua ad accelerare, vediamo opportunità fino a poco fa impensabili. Ora: il nostro Paese, con un’economia composta al 90% da Pmi, ha faticato a crescere negli ultimi anni. La produttività media è stata circa un terzo di quella del resto d’Europa, e ad aggravare le cose c’è il ritardo nella trasformazione digitale».

L’IA può cambiare le cose?
«L’IA è un grande acceleratore di produttività: ma solo l’1,5% delle aziende con meno di 50 dipendenti ne ha avviato un qualche tipo di utilizzo, contro il 12,5% delle aziende con più di 250 dipendenti. Il gap di competitività rischia di allargarsi: per questo è decisivo attivarsi subito».

In che cosa consiste il progetto?
«Da oggi è disponibile uno strumento, l’IA Smart Report, basato su una ricerca della School of management del Politecnico di Milano, per fare una prima analisi della propria azienda e vedere alcuni casi d’uso concreti sul proprio settore. Sono già disponibili corsi di formazione gratuiti, è possibile prenotare consulenze personalizzate, e ci saranno appuntamenti sul territorio — il primo dal 17 al 19 aprile, a Bergamo, per il settore metalmeccanico, cui ne seguiranno altri su abbigliamento, arredamento e agroalimentare. Casa-base è il sito grow.google/IAperMadeInItaly».

Alcuni esempi concreti?
«L’IA consente di controllare usure dei macchinari invisibili all’occhio umano, avviare manutenzioni predittive e ridurre i fermi macchina, fino al 10%. Ma le applicazioni sono infinite: dall’ottimizzazione del magazzino agli acquisti delle materie prime».

Uno dei grandi timori sull’IA: più licenziamenti.
«Prenda un ragioniere: prima faceva calcoli a mano, poi è arrivata la calcolatrice, poi lo spreadsheet, ora l’IA. Il ragioniere c’è sempre: cambiano le competenze, che vanno formate. L’IA non sostituirà, ma supporterà il lavoro».

Nonostante i casi di allucinazione, l’IA è affidabile?
«Risposta breve: sì. I casi di allucinazione si sono presentati nei modelli di IA generativa, e stiamo lavorando per ridurli. Ma non riguardano i modelli di IA predittiva, che sono la maggior parte».

La concorrenza nel campo dell’IA è temibile.
«Vogliamo sviluppare questa tecnologia in modo coraggioso ma anche estremamente responsabile, e lavorare con l’ecosistema nazionale per renderla un abilitatore per lo sviluppo del Paese. Credo che questo ci differenzi».

Cambierete il modello di business sulla search?
«Non prevediamo assolutamente di avere una versione della ricerca di Google a pagamento». 

 

(Fonte: Corriere della Sera)

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