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Il Pnrr insegna: torniamo a parlare di riforme (o il Paese non cresce)

L’ Europa può fare molto per l’economia italiana. Lo abbiamo capito con il Pnrr. E con le molte riforme a cominciare da quella dell’unione dei capitali come pure dall’interconnessione delle reti elettriche. La Bce, una delle istituzioni più solide dell’Unione, può, dopo aver lottato duramente con l’inflazione ed essere riuscita a riportarla sotto controllo, pensare di arrivare a tagliare i tassi che ora deprimono la ripresa. Ma noi? L’Italia? Non possiamo pensare che tutto dipenda da quanto corrono la Germania o l’America o la Cina. È tempo che, grazie alla stabilità politica, si metta mano a storture evidenti. Che il più delle volte tendono solo a reiterare antichi mali. Come quelli relativi a un Mezzogiorno che potrebbe essere la carta vincente della ripresa, ma che è ancora zavorra. Non sono solo i tassi di crescita a mostrare un’evidente diversità.


Al Sud, l’Inps eroga il doppio delle pensioni per invalidità del Nord: 77,4 per mille contro 39,4. Un dato che fotografa drammaticamente quanto ci sia ancora da fare affinché tutto il Paese marci a velocità perlomeno assimilabili e non così differenti. Nella frammentazione si coltiva il disagio. Per quanto i dati sull’occupazione e sulla stessa crescita mostrino un Paese resiliente. E cioè capace di rimbalzare dopo shock negativi. Del resto la resilienza, contrariamente alla vulgata che la vuole parola abusata e poco significativa, è fondamentale; come si può leggere nell’edizione aggiornata della «Società resiliente» di Markus K. Brunnermeier (Il Mulino). Ma non è sufficiente. Conforta l’occupazione arrivata a livelli record. La strada è però lunga. Non si dimentichi che anche se l’inflazione sembra domata, negli ultimi tre anni i prezzi sono cresciuti di oltre il 16% mentre i salari solo del 10%. I prezzi e quei costi per le imprese sono rimasti. E solo un riassetto dello Stato e le riforme che il Paese attende possono aiutare a superare il gap. Come dimostra ancora il Pnrr che, legando l’erogazione dei fondi alla partenza di bandi e lavori, sta cambiando enormemente il modo di funzionare delle amministrazioni pubbliche.

 

(Fonte: Corriere Economia)

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