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Imprese e innovazione, 9 ceo su 10 punteranno sull’intelligenza artificiale nel 2024

Il 2024 segna un ritorno dell’ottimismo all’interno delle aziende: il 56% dei leader, infatti, si dice positivo nel guardare al business nell’anno che verrà. L’anno scorso la percentuale si arrestava al 42%. Con ogni probabilità, quindi, quest’anno segnerà anche una nuova tendenza a investire di più, in contrasto con l’approccio di «monitoraggio» del 2023. A evidenziarlo è il report «Embracing a brighter future: Investment Priorities for 2024», realizzato dal Capgemini Research Institute analizzando i piani di investimento di 2.000 dirigenti aziendali a livello globale per i prossimi 12-18 mesi. Ottimismo, dicevamo. Eppure, se si allarga il contesto, questo sentimento si attenua: solo un terzo degli intervistati si dichiara ottimista riguardo al contesto operativo globale. Insomma, i segnali ci sono, ma non è tutto così lineare. Secondo la ricerca, le aree di business su cui si concentreranno i maggiori investimenti nelle aziende saranno la customer experience, l’innovazione, le competenze interne, la sostenibilità e la supply chain. «I leader aziendali stanno iniziando l’anno con un maggiore senso di fiducia rispetto a 12 mesi fa, con la tecnologia e l’Ai destinate a guidare la prossima fase della transizione verso un’economia globale più digitale e sostenibile — dice Aiman Ezzat, chief executive officer di Capgemini —. È una buona notizia che le aziende stiano aumentando gli investimenti in un’ampia gamma di aree di business critiche. Siamo solo agli inizi per quanto riguarda il contributo che strumenti e tecnologie digitali, in particolare l’intelligenza artificiale, possono dare al raggiungimento di questi obiettivi di business».

Intelligenza artificiale? Sì, ma con il giudizio dell’essere umano

Secondo Capgemini sarà proprio l’Ai a indicare la direzione: i dati raccolti durante l’indagine mostrano che gli investimenti si concentrano sì su strumenti e tecnologie digitali, ma con un focus proprio sull’intelligenza artificiale come driver dell’innovazione e come strumento che avrà un ruolo sempre maggiore nei processi decisionali. In primis, gli uomini e le donne alla guida delle aziende interpellate hanno acquisito maggior consapevolezza sulle capacità dell’intelligenza artificiale e dell’Ai generativa come fattore scatenante dell’innovazione e della crescita del business, tanto che l’88% di loro prevede di concentrarsi su questa. E si stima che in futuro l’intelligenza artificiale avrà un ruolo tutt’altro che marginale nei processi decisionali: nel settore Life Sciences quasi la metà delle deliberazioni più importanti sarà presa con il supporto dell’Ai entro cinque anni. Ma questo non significa accantonare la capacità di giudizio umana e rimettere nelle mani della tecnologia tutto il potere decisionale, anzi: la maggioranza dei leader sostiene che in un mondo guidato dall’Ai è più che mai fondamentale la valutazione delle persone in carne ed ossa.

 

Le criticità della transizione sostenibile

Al centro dei progetti di investimenti troviamo anche il cloud (ci pensa l’85% delle aziende, contro il 39% del 2023) e la cybersecurity (79% odierno contro il 36% del 2023), dato che oggi oltre un leader su due (il 61% per la precisione) ritiene che le minacce alla sicurezza informatica siano un rischio per la crescita aziendale, contro il 39% dello scorso anno. Senza trascurare il tema — sempre più centrale — della sostenibilità: poco meno della metà dei leader interrogati ritiene che i cambiamenti climatici saranno il principale fattore di rottura per le aziende nel prossimo decennio e per il 61% di loro la mancanza di procedure e processi sostenibili rappresenterà un rischio esistenziale a lungo termine per il business. I trend stimano anche un incremento del near-shoring e friend-shoring, su spinta di quelle che sono state le esperienze legate al Covid e di una necessità di rendere i processi più sostenibili. C’è più consapevolezza della vulnerabilità della supply chain, tanto che nell’ultimo anno i leader aziendali hanno cercato di ripensare la struttura delle catene di fornitura globali, per ridurre il rischio di gravi interruzioni per motivi logistici e per rispettare le regolamentazioni Esg. Tutti questi elementi legati tra loro: lo studio di Capgemini mostra la necessità, per le aziende di far dialogare tutti questi strumenti (l’Ai, il re-shoring, un agire più sostenibile) per avere una garanzia di successo per il business.

(Fonte: Corriere Economia)
 

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