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Incentivi Transizione 5.0 per le imprese: cosa aspettarsi

Si parla ormai da diverso tempo di Transizione 5.0 e Industria 5.0 ma, in mancanza di veri e proprio decreti e strumenti attuativi, ci si limita spesso a concetti più astratti che pratici.  
 

Resta, infatti, fermo un fatto chiave: con l’affievolirsi delle misure del Credito d’Imposta legato al Piano Nazionale Industria 4.0 (ormai scese al 20%), numerose aziende hanno sospeso gli investimenti non indispensabili, in attesa di una più significativa rimodulazione degli incentivi.


Un segnale incoraggiante è però arrivato verso fine estate quando il Ministro Adolfo Urso ha comunicato, durante un convegno, che le proposte di revisione del PNRR e RepowerEU presentate dal Ministero e al Parlamento europeo sono al vaglio. Se le modifiche (come sembra) saranno approvate, prende corpo il Piano Transizione 5.0, con una dotazione di 4 miliardi di euro, per sostenere le imprese negli investimenti necessari a realizzare nuovi progetti di transizione ecologica e digitale. Il tutto completato da un significativo supporto alla transizione ecologica del sistema produttivo e alle filiere strategiche per le net zero technolgies.
 

Nel documento che sarà esaminato dal Parlamento sono, in totale, previste quattro misure:

• il Piano Transizione 5.0, con una dotazione di 4 miliardi di euro, per sostenere le imprese negli investimenti necessari a realizzare progetti tesi al perseguimento di obiettivi di transizione ecologica e digitale

• il supporto alla transizione ecologica del sistema produttivo e alle filiere strategiche per le net zero technologies, consistente concessione di incentivi alle imprese tramite strumenti di finanziamento esistenti sia per investimenti utili alla decarbonizzazione dei processi produttivi sia per il supporto alle filiere più strategiche per la produzione di tecnologie verdi;

• la Nuova Sabatini green, per sostenere le Pmi nell’acquisto di impianti e connesse tecnologie digitali che consentano la produzione diretta di energia da fonti rinnovabili, nell’ambito di programmi di investimento per migliorare l’ecosostenibilità dei prodotti e/o dei processi produttivi;

• il credito d’imposta per l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, per sostenere le imprese nella realizzazione di investimenti in impianti – e connesse tecnologie digitali – per la produzione diretta di energia da fonti rinnovabili, il quale potrebbe essere nel negoziato europeo assorbito all’interno di Transizione 5.0.

Il ministro ha ricordato che, sul fronte degli investimenti per le imprese, saranno destinate risorse complessive per oltre 7,8 miliardi di cui 4 miliardi per il Piano Transizione 5.0, 1,5 miliardi per crediti di imposta per produzione di energia da fonti rinnovabili; 2 miliardi per contratti di sviluppo e misure per la sostenibilità ambientale e 320 milioni per la nuova legge Sabatini green.

 

Poi spiega ed entra nel dettaglio: “puntiamo ad aumentare e rafforzare l’intensità delle agevolazioni previste dal nuovo Piano Transizione 5.0 dopo che questa intensità e portata è stata sostanzialmente dimezzata dalla Legge di Bilancio per il 2022”, l’ultima del governo Draghi.

 

Sarà poi necessario l’ampliamento degli obiettivi del Piano, rispetto alle versioni degli anni precedenti, perché dovrà essere diretto alla duplice transizione, mettendo insieme quella digitale e quella green, “con un approccio di sistema”, spiega Urso, “in modo che il Piano possa incentivare contemporaneamente le due transizioni in atto e in prospettiva”.

 

L’aspettativa è che l’intervento finisca nella prossima legge di bilancio o in un provvedimento collegato.

 

Quali sono le sfide della transizione 5.0?

Per affrontare la transizione 5.0, le imprese dovranno essere in grado di:

  • Responsabilizzare le catene di fornitura e l’ecosistema produttivo, garantendo trasparenza, qualità e tracciabilità dei prodotti e dei materiali

  • Adottare un approccio di economia rigenerativa e circolare “by design”, progettando i prodotti in modo da minimizzare gli impatti ambientali e sociali lungo tutto il loro ciclo di vita

  • Aumentare l’autosufficienza, l’adattabilità e la riduzione della fragilità, implementando soluzioni energetiche distribuite e intelligenti, che consentano di gestire in modo ottimale la domanda e l’offerta di energia

  • Digitalizzare con uno scopo, al fine di vivere in armonia con i limiti del pianeta, utilizzando le tecnologie digitali per ottimizzare i processi, ridurre gli sprechi, monitorare gli impatti e coinvolgere i clienti

  • Misurare tutto ciò che conta: metriche rigenerative e quadro normativo, adottando indicatori che valutino non solo la performance economica ma anche quella ambientale e sociale delle imprese

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