“L’Italia non dovrebbe mettere a rischio l’alto livello di fiducia” che si registra, aprendo scenari di instabilità a seguito del voto del Quirinale.
“Il modesto aumento dello spread registrato nel corso degli ultimi mesi ha avuto più a che fare con le aspettative di un ridimensionamento degli acquisti netti di titoli da parte della Bce anziché agli scenari politici italiani. Per questo non vedo un grande aumento dello spread in vista delle elezioni presidenziali e penso che il differenziale resterà più o meno sui livelli attuali”.
È quanto ha detto Sylvain Broyer, capo economista per l’Europa di S&P Global Ratings, durante una conferenza stampa sulle prospettive dell’Italia. Broyer ha indicato fra le priorità per il Paese quella di “non mettere a rischio l’attuale forte fiducia di imprese e famiglie ma la nostra ipotesi base è che non ci sia un grande incentivo per andare a elezioni anticipate. Per questo siamo abbastanza fiduciosi in una situazione di continuità”.
L’Italia deve utilizzare i fondi del PNRR
Per la ripresa dell’economia italiana nel 2022 e negli anni successivi sarà fondamentale mobilizzare i fondi provenienti dal Pnrr, dopo che in passato non sempre il Paese ha saputo utilizzare efficacemente i fondi europei, ha detto ancora il capoeconomista per l’Europa di S&P Global Ratings, nell’incontro annuale sulle prospettive dell’Italia. “L’assorbimento dei fondi Ue da parte dell’Italia in passato era scarso – ricorda Broyer – circa il 40%. Ora l’Italia dovrà usare i fondi del Next Generation Ue, la sfida sarà di utilizzare questi e mobilizzare anche gli investimenti privati. Riuscirci potrebbe modificare le previsioni di crescita future del Paese, con un impatto sul Pil che potrà andare da 2 a 6 punti in più'”.
Le previsioni di S&P per la crescita del Pil, diffuse nei scorsi mesi, vedono per l’Italia un aumento del 4,7% nel 2022, dopo il +6,4% del 2021, e del +1,8% nel 2023, mentre per l’Eurozona la crescita attesa è del +4,4% nel 2022.
Bce non ha motivi per aumentare i tassi
“Non vi sono ragioni perché la Bce possa alzare i tassi quest’anno nonostante quelle che possono essere le attese dei mercati”, ha detto Sylvain Broyer. “Vi sono indicazioni sempre maggiori che i colli di bottiglia delle forniture si stanno progressivamente risolvendo – ha detto – e noi riteniamo che, per quanto il livello di incertezza rimanga alto, l’inflazione andrà riducendosi nel corso dei prossimi mesi. Siamo in ogni caso passati da una fase in cui vi era un rischio di uno scenario deflattivo a una fase in cui è più probabile che venga centrato l’obiettivo di inflazione di medio termine”.
Data la differenza di evoluzione della situazione macroeconomica negli Usa, dove l’inflazione core appare sempre più allargata all’inflazione headline, rispetto all’Europa dove è soprattutto legata al caro-energia mentre la crescita dei salari appare contenuta, la Bce non è costretta ad agire nell’immediato oltre le misure già annunciate a dicembre ma dovrà fare un uso attento ed efficace della comunicazione.
Covid19 non più determinante
La pandemia da Covid 19 “non giocherà nel 2022 un ruolo fondamentale per l’andamento dell’economia come negli anni passati, ed è improbabile che riesca a mandare fuori rotta la ripresa”, ha detto ancora Sylvain Broyer, capo economista per l’Europa di S&P Global Ratings sulle prospettive dell’Italia nel contesto europeo. È probabile che il covid diventi endemico e meno letale, e che l’economia impari a conviverci”, ha aggiunto. Sul fronte delle strozzature al commercio internazionale, che stanno avendo un impatto sulle imprese sia in termini di inflazione che di forniture, “vi sono segnali che queste stiano cominciando ad allentarsi” nel corso del 2022.
Fonte: rainews
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