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Rischi o opportunità? Sarà l'intelligenza umana a vincere la sfida

In questo articolo avevo voluto trattare il tema dell'Intelligenza Artificiale (A.I.) sotto l'aspetto della sua corretta definizione e della sua ricaduta sulle imprese.

Oggi desidero riproporlo anche a seguito del mio ultimo post (che non mi aspettavo così straordinariamente condiviso), dedicato alla presa di posizione della rettrice del Politecnico di Milano di Milano, Donatella Sciuto, che nel suo discorso di inaugurazione dell'anno accademico, ha posto l'accento su come dover mettere l'uomo al centro per gestire l'A.I. verso un futuro costruttivo per le prossime generazioni.

Lo ripropongo soprattutto alla luce di quanto dichiarato da Dario Amodei, fondatore di Anthropic e uno dei creatori dell'A.I. e universalmente riconosciuto come massimo esperto in materia, che ha voluto sottolineare appunto rischi e opportunità in una sua corretta gestione, in occasione di un'audizione al Senato degli Stati Uniti assieme a Joshua Bengio, a sua volta inventore del "machine learning" come viene definita la capacità di apprendimento delle macchine.

Amodei è favorevole ad un suo sviluppo facendo notare come sia ormai assodata la sua utilità ricordando, riguardo al tema salute, il trattamento contro il cancro, così come il beneficio economico grazie alla riduzione del costo dell'energia o far crescere l'efficientamento nelle pubbliche amministrazioni, tanto per citare alcuni casi: tutto ciò potrà essere percorribile potendo contare sulla sempre maggior quantità e varietà di microchip e sull'efficacia ormai verificata degli algoritmi.

Contemporaneamente Amodei dichiara preoccupazione dal possibile uso distorto e dei danni che potrebbe procurare, danni causati dalla velocità  irreversibile di questi processi: se mal gestiti o addirittura monopolizzati, potrebbero causare danni alla tutela della privacy, alla gestione della proprietà intellettuale, alla correttezza delle risposte delle macchine, dando vita ad una degenerazione in materia di informazione e propaganda.

Bengio si spinge addirittura oltre paventando la pericolosità di non riuscire a controllare lo sviluppo dell'A.I. creando danni ai rapporti tra paesi, all'intera società se non perfino al genere umano.

L'invito e il suggerimento di entrambi è quello di rallentarne lo sviluppo anche per ridurne le capacità di guadagno che potenzialmente sono enormi e quindi molto appetibili, mettendo però a rischio lavoratori, consumatori, efficienza del mercato e la sicurezza internazionale.

In conclusione, sono sempre più convinto dal confronto tra queste affermazioni di due assoluti protagonisti dell'A.I. e di quanto dichiarato dalla rettrice Sciuto di affidare all'uomo, e alla sua sensibilità e intelligenza, che la gestione e la crescita dell'A.I. sia la via più percorribile per permettere a questa opportunità irrinunciabile di diventare un'arma formidabile per le future generazioni se garantita nelle sue applicazioni.

Alessandro Biffi
Honorary Chairman DRAZEFIN advisory

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